Il Brasile è molto importante per la Fiat, ma è importante anche per il resto del mondo. Membro a pieno titolo dei famosi BRIC (Brasile, Russia, India, Cina) – quei paesi emergenti che hanno tenuto il mondo a galla quando colpì la Grande recessione – viene scrutato nei suoi andamenti economici per capire se continuerà nel suo tasso di crescita, se possiamo contare su quella rete di sicurezza degli emergenti in caso l’attività economica dovesse inciampare di nuovo fra i paesi emersi.
Ebbene, le notizie del 2012 non sono state buone. Il PIL in portoghese si chiama PIB e quello del 2012, dicono i brasiliani, è stato un ‘pibinho’, un piccolo PIB (come il ‘cafezinho’ è il tipico piccolo caffé brasiliano, ancora più minuto del nostro espresso). Ma la strana notizia è che, anche con un tasso di crescita minuscolo (circa l’1%), l’occupazione è andata crescendo e il tasso di disoccupazione, al 4,6% a dicembre, ha toccato il minimo storico. Dieci anni fa, nel 2003, la disoccupazione era al 12%.
Forse le imprese hanno tenuto la forza-lavoro in attesa di una ripresa dell’economia, che quest’anno, secondo il governo, dovrebbe crescere del 4%. O forse il Pil sarà rivisto verso l’alto. In ogni caso, queste cifre suggeriscono che l’economia brasiliana tiene, e che il mercato del lavoro è tale da permettere ai brasiliani di acquistare più macchine (Fiat).