Un milione e 700mila posti di lavoro – il 75% dei quali occupati da donne – e 9,5 miliardi di prodotti realizzati ogni anno. I numeri della moda brasiliana parlano da soli e tratteggiano i contorni di un sistema ben strutturato e, soprattutto, in crescita: il segmento tessile moda rappresenta la seconda industria più importante in termini di creazione di posti di lavoro di tutto il Brasile, che impiega il 10,7% della manodopera dell'intero sistema manifatturiero del Paese. Un sistema che ancora oggi si rivolge per il 90% al mercato interno, ma che si sta focalizzando sull'incremento delle esportazioni: nel 2011 il Brasile, quarto Paese a livello mondiale per prodotti moda confezionati e quinto per prodotti tessili, ha registrato esportazioni nel segmento tessile-moda – escludendo la fibra di cotone – per 1,1 miliardi di euro.
Il 2012, considerato da tutti come un anno difficile, soprattutto a causa della crisi economica europea, sarà comunque un anno positivo: «Il Pil del Brasile non crescerà ai ritmi registrati negli anni passati – dice Rafael Cervone, executive director di Textbrasil –, ma da un lato stiamo cercando di rendere il nostro sistema industriale sempre più competitivo e, dall'altro, in Brasile come in altri Paesi cosiddetti emergenti sta crescendo una fascia di consumatori "nuovi", con un potere d'acquisto mai avuto prima». Textbrasil è un programma di esportazione della moda brasiliana creato nel 2000 dalla collaborazione tra Abit, associazione che riunisce le aziende del settore tessile e abbigliamento, e Apex, agenzia governativa di promozione degli investimenti e delle esportazioni; attualmente del programma fanno parte 1200 imprese tessili. Aziende non prive di difficoltà: «Abbiamo molti problemi, il primo dei quali è il costo dell'energia che in 7 anni, dal 2003 al 2011, è aumentato del 246%. Poi c'è quello delle tasse sul lavoro: abbiamo chiesto di alleggerirle per aumentare la competitività anche a livello internazionale». Tra le strategie per imporsi a livello mondiale spicca l'attenzione alla sostenibilità, da anni fiore all'occhiello delle imprese brasiliane: secondo una stima di Abit il 46% delle imprese mette in atto politiche sostenibili; il 42% usa fonti d'energia rinnovabile.
Il mercato estero, nonostante la domanda interna sia destinata ad aumentare nei prossimi anni, è il vero traguardo per il settore tessile-moda brasiliano: proprio attraverso Textbrasil il Brasile ha approcciato Stati Uniti, ma anche Francia, Germania, Spagna e Italia. La prossima frontiera potrebbe essere la Cina: il programma Brasil China Fashion Connection (Bcfc), nato dall'incontro tra la Federazione delle industrie di Santa Catarina – incaricata dalla Confindustria nazionale brasiliana – e la Shanghai International Fashion Federation, punta a costruire un ponte questi due mercati dalle potenzialità esplosive. Tra gli obiettivi c'è la promozione dell'etichetta Made in Brasil sul mercato del lusso cinese e il sostegno alle imprese pronte a esportare in Cina.
Pechino potrebbe presto aprire le porte anche alla San Paolo Fashion Week, la più importante settimana della moda del Brasile, organizzata da Luminosidade, nell'ambito della quale sfilano le grandi griffes brasiliane da Osklen, attentissimo alle produzioni eco, a Reinaldo Lourenço, fino a Cavalera, che lo scorso giugno ha scelto di sfilare in una discarica di San Paolo. La Spfw è una vetrina importante per la moda brasiliana nel mondo: «Stiamo lavorando per approfondire la conoscenza del mercato, locale ed estero – dice Paulo Borges, Ceo di Luminosidade – anche attraverso una ridefinizione dei nostri calendari, così da dare più tempo alle aziende per creare e produrre le collezioni. L'estero è una sfida urgente: è un mercato ricco di opportunità da cogliere».